Concludiamo il nostro percorso all’interno delle varie realtà amaranto raccontando più da vicino il gruppo dei più piccoli, ossia la categoria PRIMI CALCI 2016-2017. E per farlo, come in tutte le precedenti occasioni, abbiamo fatto quattro chiacchiere con l’istruttore STEFANO PROVVEDI.
Qual è l’aspetto che ti porterai dentro di questa stagione con maggior soddisfazione?
“Purtroppo con l’arrivo della pandemia ho dovuto sospendere l’attività di istruttore per quasi tre stagioni, ma quest’anno non ho potuto rinunciare all’opportunità che la società Montelupo mi ha proposto. Onestamente non è stato facile ricominciare dopo tre anni sia per i miei impegni sia per alcuni imprevisti personali, però devo dire che ho ritrovato nelle scuole calcio lo stesso entusiasmo del pre-pandemia nonostante tutte le difficoltà che le società hanno dovuto affrontare. L’aspetto che mi porterò dentro è l’entusiasmo dei bambini che è contagioso e che riesce a trasmettere la forza e la voglia di affrontare qualsiasi situazione anche se difficile. Voglio anche rimarcare il notevole apporto che hanno dato a questo gruppo Gustavo Scappini e Federico Braccini con i quali è un piacere collaborare.
Nell’arco dell’anno cosa ti ha sorpreso maggiormente del tuo gruppo?
“Onestamente devo ammettere che la prima impressione che ho percepito del gruppo per quanto riguarda l’unione non è stata molto positiva, invece ancora una volta i bambini mi hanno sorpreso. Sono stati sufficienti pochi allenamenti ed ho notato che avevano già iniziato a recepire il concetto di gruppo, di squadra e di rispetto reciproco, c’è ancora un po’ da lavorare ma siamo ad un buon punto ed io sono soddisfatto”.
Definisci con tre aggettivi il tuo gruppo…
“Frenetici: sono sempre in movimento, è difficile tenerli fermi. Educati: aspetto molto importante a cui tengo. Per il terzo non so se esiste un aggettivo che esprima competitività, correttezza e sportività; quando si confrontano tra di loro o con altre squadre vogliono vincere ma lo fanno con correttezza e se il risultato sperato non arriva lo accettano con sportività a volte riconoscendo la bravura degli avversari”.
C’è un aneddoto di una partita o un allenamento che ricordi con piacere?
“Ce ne sarebbero molti ma ne voglio raccontare uno che mi ha fatto pensare come i bambini a questa età non si scoraggino mai neanche di fronte ad imprese impossibili. In una delle recenti partite di un torneo un bambino dopo aver segnato un goal quasi a fine gara, dopo che l’altra squadra ne aveva fatti molti più di noi, si avvicina a me dicendomi: “Hai visto Mister ho riaperto la partita”. Fantastico!!!”.
Com’è il rapporto con i bambini, con i genitori e con la società?
“Il rapporto con i genitori è buono. Io credo che sia essenziale perché visto l’età dei bambini è necessario relazionarsi frequentemente ed essere disponibili a vicenda. Con i bambini mi sono sempre trovato bene, fin da subito faccio presente che ci sono delle regole da rispettare se vogliamo crescere e migliorare e loro si stanno impegnando a farlo con l’obbiettivo di divertirsi tutti. Per quanto riguarda la società il rapporto credo sia ottimo, c’è fiducia e stima reciproca, ho anche ritrovato con piacere persone che già conoscevo e con cui ho lavorato in altre occasioni”.
Qual è la parte più bella dell’allenare dei bambini piccoli e quale quella più faticosa?
“L’aspetto più faticoso è sicuramente quello che i bambini a 5/6 anni non riescono a mantenere l’attenzione a lungo e tutto ciò che vedono e sentono intorno a loro è fonte di distrazione, poi ci sono i loro pensieri… La parte più bella e che dà più soddisfazione a noi istruttori credo sia che, come viene sempre detto, i bambini sono come spugne ed assorbono tutto e velocemente, pertanto vedere i loro progressi, piccoli o grandi che siano, ci gratifica enormemente. Comunque per difetto professionale preferisco dire che i bambini sono come l’argilla che l’istruttore modella, quindi dobbiamo fare attenzione ai valori che gli trasmettiamo perché saranno le fondamenta del loro percorso sportivo”.