Quattro chiacchiere con Massimiliano Manetti

Oggi ci addentreremo ulteriormente nella nostra Scuola Calcio, dedicando il nostro approfondimento settimanale alla categoria PRIMI CALCI I ANNO 2015, affidata alle cure di MASSIMILIANO MANETTI. E proprio con l’istruttore amaranto abbiamo fatto quattro chiacchiere per scoprire meglio il suo gruppo.

La stagione sta volgendo al termine, di cosa sei maggiormente soddisfatto?

“Io ho cominciato con questi ragazzi l’anno scorso quando hanno mosso i loro primi passi nel calcio, che avevano 5/6 anni, quindi tutto quello che hanno imparato l’hanno imparato da me e spero per tanto di essere stato un buon istruttore. La soddisfazione più grande è vedere come questi ragazzi siano tutti uniti, non ci sono antipatie reciproche, non c’è qualcuno che isola qualcun altro, sono tutti ben indirizzati e per me è la cosa più importante. Prima che saper giocare a calcio, infatti, è importante saper stare insieme”.

C’è qualcosa invece che avresti potuto fare meglio?

“Credo che più di questo non avrei potevo dare perché alla fine sono sempre stato disponibile con tutti e onestamente non credo di poter fare meglio di così. L’unica cosa mi dispiace aver avuto pochi ragazzi. Il gruppo infatti è attualmente composto da 13 bambini e per un bacino di utenza grosso come Montelupo è un po’ poco. L’unica annata peggio di noi è il 2014, che non esiste con solo 2/3 bambini che sono accorpati al 2013. Per esempio, però, quest’ultima categoria o il 2012 hanno 35/40 bambini. Si creano condizioni in cui quando si ammalano 5/6 bambini tutti insieme sei molto alle strette. Quindi ecco, anche se non dipende né da me né dalla società, da questo punto di vista forse si poteva fare qualcosa di più”.

Definisci il tuo gruppo con 3 aggettivi…

“Attenti perché seguono alla lettera la mia parola e si impegnano al massimo per fare ciò che gli chiedo. Fantastici perché con loro mi trovo benissimo, non c’è nessun bambino con un carattere particolarmente difficile e ciò rende tutti molto più facile all’interno del gruppo sia tra i bambini che per me che non devo mai riprendere un bambino perché fa confusione o perché magari da noia agli altri. Buoni perché veramente sono un gruppo di ragazzi bravi ed educati grazie a quanto gli hanno insegnato i genitori ma anche, senza troppe lodi, grazie a quello che ho cercato di trasmettergli io”.

Dove ti ha sorpreso di più?

“Mi ha sorpreso di più proprio l’unione che c’è tra questi bambini perché non tutti vanno alle stesse scuole e non tutti sono nelle stesse sezioni, quindi a volte ci possono essere ragazzi che vedendosi solo 2/3 ore a settimane non sono così legati come potrebbero essere con altri. Invece con loro è stato tutto l’opposto: si cercano, si parlano, scherzano tutti insieme, nessuno viene mai emarginato, nessuno viene lasciato da solo anche per poco tempo e questa è una cosa bellissima. E anche in partita se c’è un compagno che è più indietro, a livello motorio o magari di bravura, e fa un errore grosso non c’è mai nessuno che va da questo compagno e gli urla qualcosa, anzi come gli ho insegnato vanno lì e lo abbracciano dicendogli “non ti preoccupare, andrà meglio la prossima”.

Com’è il rapporto con i bambini, con i genitori, lo staff e la società in generale?

“Il rapporto con i bambini è eccezionale, li adoro. Con i genitori non ci sono mai state controversie particolari o discussioni. Io ho sempre cercato di essere il più chiaro possibile e ho chiesto lo stesso da parte loro: per qualunque cosa che non gli fosse tornato gli ho sempre detto che avrebbero potuto scrivermi, chiamarmi o venire a parlarmi all’allenamento. Fortunatamente, a parte una volta sola per cause del tutto indipendenti da noi, non c’è mai stato niente di cui dover parlare. Per quanto riguarda lo staff quello che mi aiuta negli allenamenti è mio padre quindi non ci può che essere un rapporto bellissimo dato che è uno di famiglia. Lo stesso comunque si può dire se includiamo anche i dirigenti perché sono gli stessi genitori dei bambini e mi sono trovato benissimo anche con loro. Dalla società, invece, mi sono sentito abbandonato. Già adesso ho saputo che il prossimo anno non ci sarò più con questi ragazzi e molto probabilmente non ci sarò più a Montelupo e non l’ho saputo dalla società ma da persone che non ne fanno parte”.

C’è un aneddoto della stagione che ti è rimasto particolarmente in mente?

“Lo spirito combattivo e di solidarietà che ho infuso in questi ragazzi perché in una partita perdevamo 2-0 e mancavano 5 minuti. Ho chiesto loro che cosa volevamo fare perché io, son sincero, non sono tanto per la scuola “l’importante è partecipare”, e i bambini tutti insieme decisi mi hanno risposto che volevano vincere. Così sono entrati in campo e negli ultimi 5 minuti di gara hanno ribaltato il risultato vincendo 4-2. E’ stata una cosa che mi ha sorpreso perché vedere dei bambini così piccoli che sono già così determinati in ciò che fanno mi ha reso veramente tanto orgoglioso”.