Il primo mese di Peselli alla guida dei Giovanissimi U15

Due vittorie, altrettante sconfitte e un pareggio. Questo il bilancio del primo mese e mezzo di GIANLUCA PESELLI alla guida dei GIOVANISSIMI REGIONALI UNDER 15. L’ex allenatore di Forcoli, Pisa Ovest, Capezzano Pianore e soprattutto Margine Coperta ha sostituito Claudio Masiello sulla panchina del gruppo classe 2009 ed abbiamo voluto fare quattro chiacchiere con lui per vedere come stanno andando le cose ad un mese e mezzo dal suo arrivo nella FAMIGLIA AMARANTO.

Nell’ultimo fine settimana è arrivata purtroppo la sconfitta con il Lanciotto, come hai giudicato la prestazione della squadra?

“È stata una brutta prova, che non mi aspettavo perché prima della sosta la squadra aveva fatto qualcosa di importante con tutte avversarie che sono al vertice della classifica come Floria e Settignanese. Sono indubbiamente stati fatti dei passi indietro, domenica stentavo a credere da quanto eravamo brutti. Abbiamo avuto delle assenze importanti, ma questo non deve essere un alibi perché scendono in campo altri ragazzi e la partita si era messa anche bene visto che siamo andati in vantaggio. Nemmeno trenta secondi, però, e abbiam preso il pari. Poi dopo è stata una brutta partita. La sosta non ci ha fatto bene, prima delle feste avevamo trovato qualcosa di importante sotto l’aspetto caratteriale e dell’approccio. Comunque per esperienza so che quando si riparte dopo la sosta è sempre un terno al lotto perché non è mai facile riprendere da dove avevi lasciato”.

Nel prossimo week-end inizia il girone di ritorno e vi troverete subito di fronte una gara sulla carta proibitiva sul difficile campo della Rondinella, quali aspetti saranno fondamentali per cercare di fare risultato?

“Incontriamo una squadra importante, io però son convinto che se la squadra è quella che conosco, è quella che abbiamo iniziato a costruire giorno per giorno con quelle che sono le mie idee, possiamo fare risultato, come lo abbiamo fatto altre volte. Sicuramente non dovremo scendere in campo con la presunzione avuta domenica perché partite semplici non ce ne sono, sia che giochi con la prima in classifica o con quella che si trova nei bassifondi. Le partite vanno sempre giocate, vanno soprattutto interpretate con lo stesso atteggiamento ed approccio e questo con il Lanciotto ci è mancato, spero sia stato un incidente di percorso che ci faccia capire dov’è che abbiamo sbagliato e pensare subito a un pronto riscatto. Son convinto che la squadra lo possa fare, poi se trovi avversari più bravi, come dico sempre ai ragazzi, battiamo loro le mani. Però ecco fino ad oggi, da quando sono arrivato, tutta questa differenza tra noi e le squadre di vertice non l’ho vista”.

Facciamo un passo indietro, cosa ti ha spinto ad accettare la proposta del Montelupo?

“È stata una scelta voluta perché volevo provare una nuova esperienza su un girone che non avevo mai fatto e di questa società me ne avevano parlato tutti bene. A me piace lavorare in una certa maniera, poi parlando con il direttore CARDELLICCHIO, mi ha spiegato che loro cercavano un allenatore che avesse voglia piano piano di far crescere sia mentalmente che sotto tutti i punti di vista questo gruppo. E abbiamo trovato l’accordo in pochissimi minuti”.

Dopo un mese e mezzo come ti stai trovando e cosa hai cercato di portare nel gruppo?

“Sono contento della scelta che ho fatto, per come mi sono ambientato e per come sto bene in questa società mi sembra di esserci da parecchio più tempo. È un gruppo che ha bisogno di lavorare tanto, ha delle buone qualità per fare un buon campionato, quando li ho visti giocare la prima volta da esterno mi hanno fatto una buona impressione. Semmai era un gruppo mentalmente  un pochino rassegnato ad essere una squadra predisposta per giocare per la salvezza. Io invece sono abituato a pensare positivo e a vedere le cose sempre in maniera propositiva, quindi sto cercando di inculcare a loro che con umiltà, lavoro, dedizione e sacrifico si può arrivare a tutto. La cosa principale che ho chiesto è che non si devono sentire un gruppo solo per lottare per la salvezza, per questo sto cercando di insegnarli i metodi per affrontare certi tipi di campionato. Alcuni ragazzi sono un po’ indietro sotto certi aspetti ed è normale avere risultati altalenanti, non è che un mese e mezzo ti possa portare a fare tutto come tu vorresti. Però siamo sulla strada giusta perché i ragazzi mi stanno seguendo, anche se a volte tornano nel loro limbo ma penso che sia normale. Stiamo lavorando molto sia sulla parte tecnico che tattica, ma anche su tanti altri aspetti che fino a poco tempo fa non conoscevano. Sicuramente fanno fatica ad accettare un nuovo metodo di allenamento, ma questo non è colpa loro. Se vogliono migliorare e crescere a livello individuale devono avere la pazienza e la costanza di applicarsi. Solo così posso arrivare pronti, mi auguro per loro, a qualche campionato o categoria più importante”. 

Gli aspetti che più ti stanno piacendo dei ragazzi?

“Come ho detto prima sono dei ragazzi con delle qualità e soprattutto stanno cercando di applicarsi con grande voglia di fare”. 

Dove invece reputi ci sia da lavorare maggiormente?

“Innanzitutto sulla formazione dei ragazzi, che non erano abituati a lavorare in una certa maniera soprattutto mentalmente. Mi sono presentato come un allenatore che non ho mai pensato a se stesso, non vedo mai il risultato per prima cosa, ma che ha sempre cercato il lavoro sulla formazione del singolo a livello tecnico, tattico e motorio perché  bene o male sono ragazzi di 15 anni che ad oggi dovrebbero essere già pronti in una certa maniera. Oggi i campionati regionali sono campionati importanti, ci sono intensità diverse rispetto ai provinciali e devi essere pronto. Per ora stiamo lavorando maggiormente proprio parte tecnica perché è la cosa fondamentale, soprattutto nei primi controlli. Non è semplice proporre cose nuove come attivazione con la palla e partitelle a tema quando non sei abituato ad allenarti in una certa maniera, ci vuole applicazione e capacità di stare lì con attenzione. È quello che ho sempre detto ai ragazzi: si ride e si scherza, ma quando siamo quell’ora e mezzo in campo va fatto con applicazione, attenzione e sacrificio perché se non ci sono queste componenti diventa dura. Personalmente credo molto nel lavoro perché sono sempre stato convinto che quando lo fai bene il risultato poi è una conseguenza al lavoro che fai durante la settimana e i mesi con i ragazzi. Nella vita come nel calcio bisogna sempre darsi degli obiettivo, il loro deve essere quello di provare a diventare in futuro un giocatore”.