La stagione volge ormai al termine, ma la Primavera si sa, è il mese dei tornei. Sono tanti, per esempio, quello che stanno affrontando gli Esordienti a 9 I Anno. Proprio il gruppo Under 12, che ha lasciato quest’anno il calcio a 7 per avvicinarsi a quello a 11, è oggetto del nostro focus settimanale sulla Scuola Calcio amaranto. Per questo abbiamo fatto due chiacchiere con uno dei quattro istruttori, MARCO CORRADINI.
Facciamo subito la fotografia a questa stagione, quali sono gli ‘scatti’ più significativi?
«È stata una stagione molto entusiasmante e ricca di tanti momenti e spunti di crescita importanti. Il momento più significativo forse è il primo giorno che ci siamo rivisti dopo i mesi estivi, con lo stupore anche di passare dal calcio a sette a quello a nove. E la risposta sul campo dei ragazzi è stata ottima fin dalla prima settimana, hanno trovato subito organizzazione e spazi giusti, nonostante due compagni in più ed altrettanti avversari in più in campo. Abbiamo affrontato tante partite e tutti i bambini hanno avuto modo di giocare perché, sebbene non avessimo proprio il numero ideale per fare tre squadre, abbiamo comunque perseguito questa strada. Qualcuno a rotazione ha fatto anche la doppia partita nel weekend, naturalmente in giorni diversi come prevede il regolamento. Insomma tanti spunti di crescita sia a livello individuale che come gruppo squadra, tenendo sempre ben presente che questi ragazzi sono all’interno di un percorso di crescita che di fatto non finisce mai sia dal punto di vista tecnico che sociale. Insomma abbiamo 33 ragazzi forti, ognuno con la sua propria qualità, e non è retorica, 33 ragazzi con una gran voglia di imparare».
Cosa vi ha sorpreso di più del vostro gruppo durante gli allenamenti settimanali?
«La cosa bella è che questi ragazzi, nonostante l’aumento dell’impegno (da due a tre allenamenti settimanali), hanno sempre partecipato in alte percentuali al lavoro settimanale. Sono veramente mancati solo per malattia, dimostrando una grande capacità organizzativa della loro quotidianità con la scuola (passando dalle elementari alle medie) gli amici, la famiglia. E questo ci rende molto orgogliosi».
Descrivilo con tre aggettivi?
«Coraggiosi perché giocare a calcio è anche sinonimo di coraggio, di saper prendere decisioni, fare le migliori scelte. Cosa che si abbina bene anche ai portieri. Poi ambiziosi, che vuol migliorare sempre e vuol raggiungere obiettivi sempre più alti. E infine empatici perché questi ragazzi si riconoscono in un tutt’uno con noi allenatori e viceversa, che poi è la parte fondamentale».
Dai un voto al rapporto con lo staff e a quello con i genitori…
«Con lo staff 10: con Andrea Castaldi lavoriamo insieme ormai da 5/6 anni, Gerardo Cerrato si è aggiunto quest’anno e Lapo Nicolosi, classe 2005, è un ragazzo che ho avuto il piacere di allenare quando era piccoletto e ora ha deciso di intraprendere questo percorso da istruttore insieme a me. Prepariamo gli allenamenti insieme, ci alterniamo nelle scelte, nelle decisioni perché comunque è fondamentale che noi siamo una unica voce e ci riconosciamo in tutto quello che facciamo, in modo che anche i ragazzi riconoscano noi. Per quanto riguarda il rapporto con i genitori do una piena sufficienza perché sono una parte fondamentale del gruppo squadra, in quanto conoscono meglio di noi i ragazzi, e devono essere una parte fondamentale e costruttiva con noi. Tante volte succede che ci sono delle situazioni in cui i genitori si buttano di getto a primo impatto, per un momento tralasciando il fatto che dall’altra parte dello schermo del cellulare o del cancello del campo sportivo ci sono persone che fanno e si adoperano per i ragazzi, per la loro crescita e il loro miglioramento, sia calcistico che come essere umano».
La partita più bella?
«Faccio fatica a rispondere perché ne abbiamo giocate tante e belle sono state tutte per la prestazione di squadra, o per il risultato, o ancora per il carattere mostrato. Sicuramente tante belle ne abbiamo giocate ora nell’ultimo periodo nei vari tornei. Per esempio, la settimana scorsa mi ricordo che uno dei gruppi che abbiamo era sotto 5-0 a fine primo tempo e nella ripresa con tanta perseveranza ha rimontato pareggiando per 5-5».
E un aneddoto che vi piace ricordare?
«A noi ci piace condividere tutti i successi di tutti i ragazzi: una doppietta, una tripletta, un poker, la sua prima presenza se ha cominciato a giocare quest’anno, se è un portiere il fatto che magari è riuscito a non subire gol per due, tre, quattro partite a fila. Insomma un bell’allenamento intenso di 2 ore e poi, a turno, i ragazzi portano la pizza e la condividono con tutti. È un momento che fa squadra».
Come state vivendo questi ultimi mesi di attività?
«A pieno ritmo, abbiamo 11 tornei da giocare, in maniera anche divertente testando comunque tutto quello che i ragazzi hanno appreso durante questa annata. Una fase della stagione, direi quindi molto eccitante ma che ci comincia a mettere addosso anche un po’ di malinconia perché sappiamo che tra un mesetto o poco più dovremmo abbandonare il calcio. Per fortuna, però, solo per qualche settimana perché poi lo sguardo deve essere già rivolto verso la fine di agosto o inizio settembre quando comincerà la nuova stagione, che sarà un altro passo verso il calcio dei ‘grandi’ a 11».
Come vive il gruppo la Prima Squadra?
«Spesso durante la stagione ho visto tanti ragazzi venire allo stadio a vedere la Prima Squadra, frutto del fatto che tengono molto all’ambiente e alla società in cui giocano, frutto anche soprattutto del rapporto che hanno creato tra di loro. Si vive il Montelupo e tutti ci sentiamo uniti da unici colori e questo è un punto di forza importante. Si vogliono talmente bene e stanno così bene insieme che spesso si sognano tutti far parte della Prima Squadra del futuro, con il sogno di farle vincere un campionato».
L’aspetto di questa stagione di cui farai tesoro?
«Per me è stato il secondo anno alla guida degli Esordienti e quello di cui farò tesoro sono un po’ tutte le dinamiche che sono successe quest’anno visto che esigenze e contesti diversi portano a dover affrontare ogni situazione con occhi diversi, uno spirito nuovo, adattarsi insomma ad ogni specifica esigenza, per dare ai ragazzi l’ambiente migliore per il momento che stanno vivendo e che, si sa, potrebbe cambiare da un giorno all’altro».
C’è qualcosa invece che non rifaresti?
«Non c’è nulla che non rifarei, magari ci sono tante cose da poter gestire meglio in un determinato momento, ma ad oggi si può dire che tutto è andato bene: i ragazzi sono tutti coinvolti, sono tutti soddisfatti di quello che fanno. A tal proposito ci stiamo preparando per un torneo nel weekend tra la fine di maggio e l’inizio di giugno che andremo ad affrontare fuori regione, sull’Adriatico, che è la giusta chiusura per una stagione straordinaria».